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Serie A

Bremer record, ma la Juventus non vince: dato da brividi per Allegri

La Juventus pareggia con la Roma grazie al gol di Bremer, specialista dei Top 5 campionati europei. Ma un dato horror condanna Allegri

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Bremer, Juventus

La partita dell’Olimpico di Roma ha restituito risposte positive dal punto di vista dell’atteggiamento, decisamente meno da quello del risultato. Così la Juventus ha dovuto accontentarsi di un pareggio che nella ripresa avrebbe potuto trasformarsi in vittoria, tanto quanto sconfitta viste le occasioni create da entrambe le formazioni.

Quella capitalizzata dalla squadra di Allegri porta la firma di Bremer, che diviene così il difensore con più gol di testa realizzati nelle ultime quattro stagioni dei cinque maggiori campionati europei. Una statistica che conferma l’assoluta pericolosità offensiva del gigante brasiliano.

Allegri, Juventus
Allegri, Juventus @Twitter

Champions vicina, obiettivo Coppa Italia

Sebbene l’1-1 di Roma avvicini ulteriormente la Juventus alla qualificazione in Champions League, è impossibile non soffermarsi sul girone di ritorno da horror della Vecchia Signora. Il dato da brividi per Allegri riguarda le ultime 14 gare in cui sono arrivate solo due vittorie, in casa con Frosinone e Fiorentina – firmate entrambe da due difensori, Rugani e Gatti.

Dalla gara con l’Empoli, infatti, i bianconeri hanno collezionato 8 pareggi e 4 sconfitte, intermezzate dalla vittoria interna in semifinale di Coppa Italia contro la Lazio e dall’indolore sconfitta della gara di ritorno. Proprio dalla conquista o meno del trofeo il prossimo 15 maggio contro l’Atalanta passerà parte del giudizio della proprietà sul secondo ciclo Allegri, che in caso di vittoria della Dea chiuderebbe il terzo anno senza alcun trofeo all’attivo.

Serie A

Juventus, ora è finita: Allegri esonerato

Ufficiale l’esonero di Allegri, che saluta con due gare d’anticipo la Juventus: si chiudono 8 anni di successi, record, delusioni, critiche e velenosi finali

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Allegri, Juventus

Si chiude dopo 8 anni complessivi, 5 Scudetti, 5 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane l’avventura di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus.

Dopo il caos post finale con l’Atalanta, l’indiscrezione si è trasformata pian piano in certezza e al termine di un incontro con Giuntoli è giunta la separazione definitiva.

La Juventus esonera Allegri dopo un ultimo triennio difficile, culminato comunque con il sorriso di una Coppa Italia in bacheca. La direzione tecnica per le ultime due gare – ininfluenti per la classifica di Serie A – sarà affidata all’allenatore dell’U19 Paolo Montero.

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Serie A

Allegri, addio amaro: lite con Giuntoli, pronto Montero

La furia mostrata contro l’Atalanta potrebbe costare cara ad Allegri, che dopo la lite con Giuntoli potrebbe salutare in via anticipata

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Allegri, Juventus

L’avventura di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus potrebbe concludersi nel modo più amaro. Il tecnico livornese durante e dopo la finale di Coppa Italia vinta contro l’Atalanta ha fatto parlare di sé prima per la sfuriata verso l’arbitro con tanto di espulsione, poi per il dissapore mostrato nei festeggiamenti, neanche tanto velatamente, nei confronti del ds Cristiano Giuntoli.

Un punto di rottura pubblico che arriva in concomitanza con la presunta aggressione al direttore di Tuttosport, Guido Vaciago, nella pancia dello Stadio Olimpico e che – tirando le somme – restituisce un possibile provvedimento da parte della Juventus. Quello del giudice sportivo è già arrivato: due turni di squalifica in Coppa Italia e multa di 5mila euro.

La Vecchia Signora potrebbe dunque procedere con un licenziamento per giusta causa, per cui i bianconeri verrebbero guidati dal tecnico della primavera Paolo Montero negli ultimi due turni prima di ufficializzare l’arrivo sulla propria panchina di Thiago Motta dal Bologna. Una possibile fine che Allegri di sicuro non si aspettava, pur essendo già con un piede e mezzo fuori dal progetto Juve.

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Serie A

Tre allenatori, due incognite e uno Scudetto: il countdown disastroso del Napoli

Il Napoli si lascia alle spalle un anno pienamente al di sotto delle aspettative, con tre allenatori diversi e una marea di incognite per il futuro

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I numeri nel calcio non svelano tutto, è vero, ma nell’analisi di un’intera stagione forniscono spesso un’accurata fotografia. Soprattutto in una delle città più fotogeniche del mondo, nonché legata a doppio filo alla squadra che la rappresenta: per il Napoli un anno tristissimo è sul viale del tramonto.

Le cifre non sono quelle dei contratti o dei bonus, ma dei punti in classifica che sanciscono come la creatura di De Laurentiis sia la peggior squadra per rendimento nell’anno successivo alla vittoria dello Scudetto della storia della Serie A. Un macigno pesantissimo che dagli allenatori alle incognite future fornisce gli elementi di un countdown disastroso.

Napoli, campione d’Italia 2022/23

Garcia, Mazzarri e Calzona: nessuno è colpevole

In principio fu Garcia, chiamato a sostituire il mito di Luciano Spalletti e già pieno di rumori di sottofondo poco spiacevoli nelle prime battute del campionato. Una scelta che nei primi mesi ha restituito uno scontrino amaro per un Napoli fuori dalla lotta Scudetto ancor prima che arrivasse il primo freddo.

Poi è stato il turno della pioggia, soprattutto di lacrime, a bagnare lo stadio Diego Armando Maradona. Il ritorno di Mazzarri è stato un atto di estremo romanticismo, ma a quel punto si era già entrati nella concezione che no, la colpa del tracollo post tricolore non riguarda di certo la figura dell’allenatore. Men che meno quella del povero Calzona, catapultato su una panchina all’improvviso e con un Europeo da preparare con la Slovacchia. Quando? Nel tempo libero, forse?

Victor Osimhen, Napoli
Victor Osimhen, Napoli

Dalle stelle alle stalle

Il Napoli dovrà risolvere, visto quanto detto, due incognite gigantesche. In primis quella di un nuovo tecnico che possibilmente riesca a lavorare con sostituti all’altezza dei possibili partenti, ed è qui che ci si ricollega all’altra X partenopea. Quella dell’attaccante, impossibile da sbagliare con la partenza ormai certa di Osimhen.

Si badi bene, all’ombra del Vesuvio la delusione è stata attenuata – almeno nei primi mesi – dalla lunga coda dei festeggiamenti per uno Scudetto storico. Ma poi l’effetto titolo si è esaurito, fino ad esaurire a sua volta gli animi dei tifosi che si sono ritrovati dalle stelle alle stalle. E nella prossima annata – la prima da tempo immemore senza un’Europa vera da giocare – il confine tra pazienza e contestazione sarà ancora più sottile.

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